1977

L’uscita di White Flowers ha scosso come un terremoto il sonnecchiante panorama del cinema indipendente italiano, sfidando l’intera filiera con un linguaggio internazionale non di immediata comprensione. Un uomo si risveglia in una stanza d’albergo: non ricorda nulla della propria identità e del proprio passato, ma si rende conto che qualcuno lo vuole morto. In città arriva Yuki, una giovane disegnatrice giapponese, in cerca di ispirazione per un nuovo manga. La giovane casualmente conosce Damiel, che si propone di aiutarla per scrivere il racconto. Partendo da queste semplici premesse, Antonio Di Trapani e Marco De Angelis costruiscono un thriller sperimentale che guarda non solo al cinema italiano ma anche a quello giapponese con citazioni più o meno dirette.

Le ambientazioni, scelte e fotografate maniacalmente, spaziano da grandi centri urbani a solitarie bellezze naturali, tutte caratterizzate dalla loro aura solitaria, quasi dimenticate dal frenetico mondo contemporaneo. L’atmosfera misteriosa e impercettibile gradualmente porta realtà e finzione a fondersi in un unico mondo, sospeso nel tempo e nello spazio. Questo riflette le personalità dei personaggi, in perenne movimento alla ricerca dell’oggetto del proprio desiderio, che vagano in una Genova popolata da fantasmi lontani ma allo stesso tempo visibili. Una scelta che ricorda il documentario sperimentale La Bocca del Lupo di Pietro Marcello, ambientato nella stessa città ligure.

Racconto di formazione, love story e thriller si susseguono secondo un sistema narrativo a scatole cinesi, in cui lo spettatore può perdersi senza mai smarrirsi completamente se si affida al personaggio di Yuki, che come un Virgilio contemporaneo lo guida attraverso i passaggi più oscuri e inintelligibili del lungometraggio. White Flowers è un labirinto visivo di raro fascino, ed è disponibile sulla piattaforma streaming The Film Club.

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