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Davvero: Gianluca Arcopinto è il corsaro della produzione italiana. Uno che ti spunta fuori sempre lì dove non te lo aspetti. Per esempio a Kyoto, in realtà il Terminillo innevato, dove Marco De AngelisAntonio Di Trapani hanno ambientato il sorprendente Voci di rugiada, un notevole “mediometraggio-corto” realizzato in HDV. Se il cinema nipponico attuale è sempre più alla rincorsa del compiacente gusto occidentale, De Angelis e Di Trapani sognano un altro orizzonte. Innamorati del cinema giapponese più rarefatto, i due registi realizzano una storia d’amore fantasma innervata in silenzi distesi e abissali, conservando negli occhi non solo la lezione di maestri quali Ozu e Naruse, ma anche di registi contemporanei forse meno noti ma non per questo meno importanti come Kore-Eda Hirokazu, Kawase Naomi e, in misura minore, forse anche Ichii Katsuhito. Operazione dichiaratamente calligrafica ma straordinariamente misurata e giusta (il film è realizzato interamente in giapponese), Voci di rugiada rappresenta uno scarto sentito verso un altrove cinematografico realizzato con grande competenza formale e soprattutto sorprendente adesione poetica a modalità espressive che i due registi riescono a non fare scivolare nel citazionismo puro. Così come la Francia ha abbracciato Limosin, l’Italia non dovrebbe tardare a scoprire e a valorizzare De Angelis e Di Trapani: due ragazzi che hanno il cinema negli occhi e che per il momento sembra non abbiano alcuna intenzione di farselo scippare dall’immobilismo culturale del nostro Paese. 

Giona A. Nazzaro

n.10/2009