Occhiaperti

Una premessa da fantascienza si rivela una ricerca d’autore attraverso intrecci di vite e la Terra

Il secondo giorno di Internazionale ha una temperatura differente, fa caldo e, con l’esperienza dei giorni precedenti, ha fregato molti che ancora vestono pesante. Sono le 18,20 e c’è coda fuori dall’Apollo, chiedono di entrare a vedereTerra, molto interesse ruota attorno a questo film.

Si pone un problema per il pubblico che risuona nelle parole dello staff: è tutto pieno. Entrano gli ultimi fortunati con il Pass Stampa e con la voce da dietro che dice “sì, ma siete gli ultimi”. La sala 2 dell’Apollo è effettivamente gremita e qualcuno deve sedersi sugli scalini per godersi il film. Ultime parole di Francesco Boille e parte la luce sullo schermo bianco.

Le bocche si muovono poco, quasi mai, anzi solo in tre occasioni. Le parole ci sono come riflesso delle immagini, si esprimono attraverso la loro lingua, che sia italiano, giapponese, inglese, portoghese o francese. Donano perplessità della vita quotidiana, il destino che cambia, il rapporto tra l’uomo e ciò che lo circonda. Questo è Terra. Il lungometraggio di Marco De Angelis e Antonio Di Trapani dura un’ora, non di più. Accompagna il pubblico in un viaggio immerso in differenti vite che si intrecciano tra loro, mentre attendono il destino da modificare. Si tratta pur sempre di cinema sperimentale e guardarlo in posizione scomoda, al caldo, magari anche stanchi dalla giornata non è affatto consigliabile, gli va dato atto, però, di aver accorciato dei tempi che alla lunga avrebbero rischiato di annoiare il pubblico e far passare in secondo piano il senso del film.

I 64 minuti sono risultati perfetti per spiegare un concetto alto con l’interpretazione di Hal Yamanouchi, il viaggiatore da altri mondi conoscitore del destino dell’umanità, e con Angela Carbone, la quale dona una notevole interpretazione al pubblico, rendendosi protagonista effettiva di un film che, in realtà, non ne ha l’esigenza. Particolare la scelta di far guardare in camera gli attori in alcune occasioni, quasi a volersi specchiare con il pubblico, mentre il film lascia scorrere riprese lente tra pezzi di documentari, foto d’epoca e video d’archivio che si intrecciano con le vite prese in esame.

La trama del film abbiamo già detto che è un intreccio di vite, la loro differenza sta nelle esigenze: amore, arte o panorami sono l’appiglio necessario per il loro cambiamento. Una pellicola giusta per il Festival di Internazionale, poiché, in un qualche modo, si tratta di un viaggio dell’uomo sulla Terra con un presupposto di ricerca abbastanza colto. Mondocinema azzecca la pellicola con una particolarità di cinema italiano, aiutata da una bellissima fotografia e un montaggio attento per i due giovani registi che a quattro mani si sono gestiti il tutto. Ormai rodati come coppia artistica dopo i due cortometraggi (Il cuore sospeso e Voci di rugiada) e l’esordio insieme nel lungometraggio con Tarda Estate (2010). Questo, per Marco De Angelis e Antonio Di Trapani, è l’anno di Terra, già passato per Pesaro alla Mostra Internazionale del Nuovo Cinema e ora nel panorama ferrarese di Internazionale.

Mattia Antico

04/10/2015

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